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concordie spastiche smisurate dibattute forzute e spasmodiche carneali viscerali e astrali innumerano volatili carnasciali smascherano tragèdi in càrmina gaudenti l'ossessive disossate prorompenti proposte frantumali immanenti suadenti musiche impùdiche disdicono e deridono sbeffanti ipocrite scarminate prèfiche contabili danni e pròctiti seculi seculorum sforzate sfortune erratiche ere primordiche e distoriche distonici precipitano astri e strologhi e maghi numerici prorompono inimmagini burle magiche e crudelissime intrattenute prolificano in galassie sferzano sforano nature disumane quanto umanistiche e disseccano pasture

eppur anche quandanche si proiettino e si sproloquino indi indefinibili destini sorti distorte incorporali e contorte le sparse spore cantano volatili e ricontano pronubi matricali connubi rinascenze gèrmini miracole iniziatiche ripartite ai termini le metamorfiche metaforiche metaillogiche forme gioiscono e presto s'apprestano danze e novelle istanze in vibratili dinamiche d'arie stanze

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comunque talunque sproposita chiunque ardito un ordito alle cose e le somme si ridonano multiple s'ordidano sovra poste imposte di fluide materie bio logiche le irrobuste masse e i l forte assito del segno rintreccia rintraccia e sforza le energie del tempo sorretto e corretto dai castelli fondanti degli spazi stratosfere calme e colme di nulla ma non inani le mani demiurgiche lorde di fango procreativo quantunque manovrano le macchinazioni celesti baroccheggianti le rischiose risicabili azioni delle disumane nature mentranche ovunque st avviluppano i sensi dagli insensati segni che tracciano sconfinati confini rintracciano necessitati destini poiché rovinano torri babeliche precipitano sparsi belanti greggi mareggiano e smuovono diaclasi irose derive dalle terre emerse oppur sommerse millanni scadono e scandiscono le (in)numerevoli proposte le matematiche folli tematiche dai continenti alle incontinenti stelle vaganti galattiche disinfinite ai margini gli abissi i dirupi sensi sconfini inconfidate memorie dimentiche resti extravaganti

eppur anche giorno e giorno ora e allora ed ora qui nella menzogna istoriata di poetiche si articolano artifici vitali ritmi silenti musiche gaudenti fibrillano le cose le sànguine spropositate risposte e l'artificiosa volontà tocca i tempi inesistiti dei mattini vividi quant'anche senza giomo

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itto itto * di venatoria meccanicistica dimentica infanzia toys toys sprizzano sfrizzano sfrigolano infilzano giocheggiano fanciullesche battaglie rit rit ritmici sperperi disperano spa spa sparano imprese guerrìciole sorprese giochi incomparati raf raf raffiche energetiche spasmi svettano saltano ri ri ribaltano ri ri risuonano con fondono gli spazi disposti discontri termocopie saettanti antròpodi ludici guerreschi irrìtano istìgano castigano eroici rimpettoliti decoratissimi indecorosi strateghi mostruosi passamanici generaloqui ** di cui in qui sgretolano in croste materie sacrificali distrabismi monumentali fronzoli raperonzoli idropisie et onfaloscopici manipolano rimordono culatte sparano bordate sbrodolate coprofile filosofiche e stoiche von von karl von clausewitz in kinderzimmer sciagurano infanti salacche laserfendenti guerricciòle d’i(m)mondi traccianti supernani disumani bensì l'eco strìdile di sghigni e pianti sine poena felìcite indorate ferrose puerizie bit bit bituminali peltasti general mente digrignosi alle difense pelte da sbrodolanti assalti disbracanti arrembaggi

eppur anche irrequiete risa di tempo in tempo accresce discresce involubilità sopraffante vituperio e l'arme lassa in commisera larma e larva sbozzola e vola all'insanata immoralità della guerra disestetica esultanza ***

citazione dal romanzo di Edoardo Cacciatore citazione dai "Generali" di Enrico Baj riferimento alla 'morale della guerra' di Karl von Clausewitz e all' 'estetica della guerra di Alessandro Baricco

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curve peaniche agnesiche versiere temporo spazio lumini archi equazie disfrequenze volumetrici pontificali all'apprendista du sel scarti di ritardi in specchi vetro onanici in princìpi di cerniera disapparenze allegoriche collidono nell'isolante dei segni persistenti frazioni d'ombrìcole proiette in regimentale coincidenza tale e quale Yvonne erratum sigillante cera mica magdeleine marcata sigillata marcel impresso squillante rossa lacca destrezza bersaglio in vento di pistoni aerati e sbocci iposolfizzanti et opacità spruzzanti in cliché di simulazione smeriglio e olio denudarte degli scapoli scapole metriche e screpole ritmiche deboli cilindri martìri risibili cilici secrezioni osmotiche moule mâliques onanismi in poligoni concavi fisici mordenti vetrioli inestetici o in leitmotiv d'una rosa verticalizzati ad(e)... frigide...gaudenti... caduchi = ad fd gd cd... ricerca niceron thaumaturgus opticus all'orizzonte della pseudosferica misura rilasciata cinquina dei sensuosi sensi usuali rispostata indomanda dell'irriconoscimento tattile alla forma limite corporale oculistica ocultistica precisione cosicché al raggio sollecito del vetro grande my niece is cold because my knees are cold

eppur anche ci trastulliamo di picabiatici portatermici totemici resti màrciti morceaux choisis o morceaux moisis ed è questo motore desiderante che in ultima parte consegue l'ingranaggio lubrìco ma il direttivo contratto con la sposa denudata e musicale raffreddato ad aria così minutimi tempi e rinumerati spazi

*Accumuli perifrastici da "Marchand du Sel" e altri scritti di Marcel Duchamp

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erratum musico d'arco musarithmico* paterno athanasius sviola crome biscrome diatoniche enarmoniche comiche silfidi pentagrammatiche et pentasintattiche scòtali asintetici antiquarie fuse disinfinite numericociberne et etiche balzano curve dissuase in penta erranze spaziali stanze poetiche sintetiche disnamiche e comiche e cromiche croniche fluenti spasmi aritmie insuadenti attonite e atonali (s)chiavi in false relazioni matricaliche monte verdiane animula mia perdonanza** speranza disperanza violenza lacrimosa alternanza d'innanze alle baldanze assonanze costanze e danze e devianze distanze in protopoetiche istanze priapiche esultanze fregi e dispregi vibroterapici canti cantabrici roncisvallici rolandiche canzones accensione e accelerazione il disordine caso ruota percorre raso il vuoto aereomoto guarda l'accumulo frenetico e ignoto frantoso rimosso rotolo vocalizza frizza e guizza samalgama rimpiena l'assoluto imbuto vortice acuto discresciuto dirupo doluta involuta canzone puntata e agu eppur anche gruzzola un'uzzola disincante lieta qualmente ascosa melod

auleinfine alfabetica esplosa sul disfatto pentagramma ampiezza di un foglio (in)maculato e silente felicità dinamica della mente entro i labirinti ìntegri e avvinti delle energetiche sinapsi

  • Padre Athanasius Kircher, "Arca Musarithmica" (1666)

  • * * Claudio Monteverdi, "Quarto libro dei Madrigali a 5 voci"(15821614)

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aritmie svolazzanti disgregano incoscienti favorite fughe oltre la biancastra coltre dei cirri elettrodi saettanti riscrivono la mappa dei cieli che altrettante forme abbaglianti così si sperdono fra segno e verbo aere superbo verbunque ogni utilità del percorso al discorso obsoleto e stretto d'improbabile eppur possibile sconoscenza inconoscibile verità dominante e dal nulla sempiterna promettente dislacciati radicali in radicati genetici progetti intra meta morfòsi ri nascite fosfòrite e labirintiche all'altre proposte predisposte senza uscita liberazione dei sensi l'esposizione esplosa della sensazioni senza tentazioni manieristiche tanto che l'essere si dona al fare poiéin delle cose improponibili seppur recepibili fruibili godibili al fantasima levissimo libero d'affanni limpido dalle forme disformi euforiche lacerata denudata ciascuna lipemanìa disgiunte e disgelate prepotenti prigionie del tempo nelle prorompenti mai sazie dismisure spazi ultragalattici asintattici fuor dagli anfratti contratti della stupefazione e se ne va la docile confidenza la dinamica astanza s'esalta follemente la discrepanza delle fonologiche ruminanti levità ultrasoniche l'offerta impareggiabile pretesa contesa la vita quotidia si sdipana nella vanità stravolgente s'esalta maniera alta energie acrobatiche utopiche alchimie

e pur anche l'allegrezza bambocciante del dono concede oltranza confidente d'abbandono laddove risale la china ardita sopportata sublimata fatica alle curve del cielo

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s'impongono rare mastodontiche forzute invadenze mostricciattole nature voraci pasture metabolica stortura orsuta arsura lungh'essa via della paura tuttavia qualunque lunatica stella l'irride tanto che le toglie la maschera e distoglie pretesa astrusa disusa e rivela l'animale animistica persona timida maiuscola ascosa di posa in posa là fin dove riposa e sposa all'intrigante bosco note danzanti all'ombrose muschiose terrestri disarmonie ondulazioni di passo in passo circospette recuperata l'orsura mascherata tutt'ormai disillusa saggissima ironia vaga in acribìe manìe per taluno insane tal'altro sfuggenti piano piano di piano in piano piane alle crudelissime violenze che spropositano invano ov'è saggistica allegrezza* alcun imperio si dà falsifica fortuna censo sine misura famelica freddolosa arsura dono dell'epicureo agezza socratica ove si stringe natura all'essenza e sua vitale possanza ai diletti della mensa declamazioni ovazioni nella segreta persona smascherata al dolce oblio lasciate alle soglie turbanze inimicizie malizie la stanca pelle s'abbevera isola solunque illuminante rutilante ventoso sole al primo vere rari graditi ingranditi piaceri e l'orso amico quieto si dà benigno e noi senza scherno libiamo all'orciuolo all'umile catino numìda

eppur anche la libertà dei sensi mascherati s'appiglia alla griglia del segno boreale aurora orante alle prolifiche stelle cosmoillogiche espanse



  • Vaghissime ispirazioni da Giovenale, "Juvenalis satirarum "

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le feste dell'insolvenza senza svendite o sventure sventolano panni e ritinte chimere a bacco* per le ville si rivede andar tondo rossito l'orante la passera schiazzar si sente vianda all'aura fresca e cristallina felicitas ormai libero naviglio* * ragguaglia il porto non trema alla minaccia burrascosa attoniti cantano i versi tocca plettro lira celeste e balli e canti d'ogni schiera e godon benefici ancorché metamorfche metafore volgono alla fortuna udite quinci orora selve selvagge mie dolci parole et orora novissimo prodigio solletica avidamente qualora il segnal si sente al gioco spaesante lùmini e scenti parchi e lune dune basculanti beffarde coccarde capigli ai mostri e finte navicelle dai rostri dipinti polene poppute eretti pennoni piumate vele veloci s'apprendono all'onde false gioconde de' plastici lacustri fontanili s'affannano scherzosi giochi crudèliti burle foniche extraversioni arcuti baleni ai volatili gonfaloni festa si ridesta dalla pigra siesta la follia antica che toi d'amore** ben me l'ha accoccato e m'ha conduto d'innamoramento al prato fantasimi di bellezze snelle riudite selve mei dulzi verbi e segnali svolanti allegretta assisa sovra verdure in ghirlandetta spargesi d'amor tutta la campagna e compagnia quand'egli trionfa l'estate

e pur anche s'incamminano piagge selvagge selve non per spaurir machbetti bensì pacificar le serre dall'odiose guerre

  • Ricreazioni da Lorenzo de' Medici e ** da Poliziano

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uccellato vivaio colombate bianche colonne splendono l'insonne verdi luci adombrano le puntute arbuste spinose indolenti grasse carnose colture lànciole ferme d'emotive smanie ascose prolificano e s'erpicano appagate gigantite esotiche albite melite tal la parola s'inserra eppur riverbera la metrica serra all'uso barbaro fa guerra poetica al comun senso insensata l'affronta pronta a minar la roccia a sgorgar la fonte a rinfrescar la fronte donde si rivelano magiche assonanze dell'acque limpide levissime danze così serra il sonetto come foglia chiusa di fiorame soffusa la bella voltura del tronco al riflesso del dolce rivo che rispecchia mosse le minimal onde all'amplesso sillaba quinci si svela e lemma adorna mentr'egli torna il senso antico e il parlar vano ma vago e aereo non è più innimico poiché ancorché poetica astante istanza fa d'ogni arbusto il piacer d'ogni segreto gusto quando il sogno robusto s'erge sulle cose e le coglie e ne fa dose per impetrar memorie antiche nascoste nostalgiche eppur festose così l'essere vuole come suole dissetarsi e discettarsi alla dismisura oltre l'arsura dei rimati versi cantati all'aere e non più introversi

e pur anche si svelano i magazzeni del core alli encefalici limbi dagli avi millenari ai bimbi dalle paradisiache pasture ai nimbi segreti sfolgoranti di scoperte infanti

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bacchum* in remoti echi grotteschi m'impegno a cantare le ninfe discenti sàtiri ognomi aguzzi d'orecchie cornute l'anìmula ancor trepida di stupore bacco bacchi baccum licòre in cuore allieta l'abbandonato tumulto del piacere liberami bacco che m'incanti e m'atterrisci con il tuo felice minaccioso fatale tirso - ma tu non m'abbandoni perbacco bacco bacchino bacchinuccio e l'aere s'increspa di stelle saettanti cadenti esplose implose energie incontrollate fumose areolate tutto st aggira investe in festa di festa in festa e folle il flusso non resta bacco bacchino boccuccia di vino perché mi rilasci mi strazi mi dividi mi stravizi io dico disdico trèmulo m'invischio e canticchio e fischio esplodo e rodo i resti dei resti povera indigena sapienza sragiono discorsi arguti forse astuti spezzati omoteleuti folle di fumi spingo ai fiumi risico correnti pèdule assenti barcollo la barca imploro ma l'oro delle stelle esaspera la mente che più non mente mille e mille fiammelle bacco ora mi lasci ai lascivi rivi così che limacciose le correnti vogliono che m'assenti

e puranche e questo adesso così pesto stato di follia che ribella i sensi alle ragioni della saggezza all'ebbrezza del verso che allor diviene terso e sottende e risplende sanguigna linfa quando melanconia di vita s'è partita e l'illusione si fa cagione di risorsa persa e ritrovata di bacco in bacco bacchino baccuccio di vino

* Vaghe ricreazioni da Orazio Flacco, "Odi"

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il risveglio è fluido tutto alla velata vista al cor si scioglie s'affreddan persin le voglie alle note d'angelici dèmoni .ricantano burleschi mascherati ghigni astrusi seppur l'asprigna bocca matrigna ti blocca e la poetica follia lascia tracce erbacee dionisiaci abbandoni dimentichi interni suoni la mente prudente rivela nel silenzio marasma il fantasima della favella armonica certo ironica e di razza demonica una stanchezza tanto vitale quanto al tempio del dio la baccante languida e sensitiva risale e il fauno lascivo tenticchia ancora al mattinale fluire limpido e minerale rivo luccichio d'ori flusso d'appetiti e svenevoli languidezze agli odori seppure nella vaghezza della stanchezza dionisio calma il sognante dormiveglia il vigor dell'alma e sacrifica all'innimico apollo nella dolcezza deboli inconsapevoli rimosse malìe d'onirici tremori confidenze amorevoli rimembranze illusioni di passioni ciascun dolore si placa si scioglie ciascun tremito vive il corpo le bianche coltri raggiate di mattino spume lattee bagni purifici nuvole rare rincorrenti di cielo in cielo alla carezza di zefiro all'asfodelo inni silenti soffiano le foglie i rami fibrillano e spaiono le doglie t'affacci ormai sveglio alle semplici voglie

e pur anche in quest'ambigua esigua rinascita s'espone alla luce del giorno ciascuna ambascia d'intorno e ossessivo d'angoscie il lavorìo del vivere borbotta il tono basso e greve

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nudo il re quantunque di te si beffa t'inganna laddove distraccia disincantate tracce ampliate aperte discoperte alla malìa che appar festosa ma poco ariosa alla necessità della inarrestabile susseguenza inartate soffocate analogie saggezze e follie ostacola nudo il re dei re che si coniughino disprezza disperde teme che s'apprezzino e s'apprestino all'unità dinamica paradossale preme sulle poetiche invenzioni e rivoluzioni destina alla violenza incolora le argille quantunque ai grandi ozi s'adduca ancora il cielo segni turbinosi e sànguini alle fonti possibili e impassibili delle creature quando gesti e dismisure sparte si vogliono vagar libere intonse ingenue ch'intra zodiaci ispiranti invochino allegrezza di prove e spropositati rimandi senza remore senza critici invasivi timori - poiché si fa e resta se non s'intriga in freni ecumenici ché guerreggiar si vuole e disvuole leggeri o stanchi oltre le nebbie dal cuor i bianchi banchi amoreggiar le notti mezze d'estate gittate l'asine mascherate* scoprir la moretta rapir fra i rovi rosati la gioiosa fraschetta forosetta benedetta al voglioso vaglio del serraglio vegnono allora da lontananze inusitate speranze aurate brezze silenti alle voglie dell'incontenuta erta ricerca

eppuranche nudo il re s'oppone o tenta quando le voglie ruminano trapianti di segni inespressi d'arcaici possessi gloriosi reingressi eppurancora nudo il re s'avventa deride e stride

* W.Shahespeare, "Sogno di una notte di mezza estate'

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la mano prende sventola scrive riscrive cancella ribella conscia inconscia attese misture sfrangiature cerebrali carnali desideri carezze rifioriture inattese risposte sospese domande insensate vive e non sa scrive traccia dislaccia incide divide unisce e recepisce segna oltretempo gli spazi origina le nascite levatrice autrice benedice araldiche bio illogiche perpetue presenze colma le dolorose assenze rischia e risica il caso al colpo di dadi miracola l'audire alle mute vegetali astiose sollecite spinose brinda al nettare di bacco abbraccia vergini e satiri ghermisce ninfe s'abbarbica ai sensi così pensi bhe la vita ancor soccorra vitale millanni oltre il timor dei tristi danni comunque ovunque quantunque ride e stringe la mano sprigiona luci fosforose fragorose golose e si, bagna in turbinosi boschivi ruscelli saluta immersa lo scroscio lava beve l'universa affezione sente il flusso al mare blandisce la festa fresca il cor rinfresca e si strascina corallina azzurrina adamantina trasparente all'onda tocca e sonda

e pur anche s’immemora di poetica follia lunghessa esistenza minuscola potenza totalizzante astanza la mano danza sprizza e spruzza e ripete la parola aguzza

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taglia e ritaglia sequenze fluenti evidenze ricompone ritmiche assenze immagini rare espressioni avare all'ombre róse e smosse disluminate scosse lascia l'intangibile figura insicura eppur che sia imperitura nella dismisura del ricordo il rullar del bordo il passar e ripassar della vita d'infinito tempo finita le immagini son vive e attive tanto quantunque son morte e risorte nella finzione dell'azione taglia e cuce vicende di luce straluce e riduce l'intoccabile amabile fluire del rarefare senza dire là sul bianco spazio in cui si ricanta gioia e strazio dove pur sazio non s'arrende il piacer che all'occhio sottende e stanchezza di memorie non s'arrende insiste sulle azioni che svolgono riviste vite sparite amate e rinvigorite benché superate ancor ammalianti e coinvolgenti ridenti nel buio degli ambienti luoghi del segno e del sogno perciò poetico senza bisogno inutile e rutilo futile alle passioni audace quant'unque sia un lampo di brace

e pur anche il senso dell'ignoto ammirabile velata foto riempie il vuoto e rinascita il vagar leggero ondoso e remoto

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trascinan l'onde le tonde monete che svendono il luccichio delle pepite dai fiumi rapite allo sfavillante balenio delle marine mosse all'incontro dalle maree serotìne svettano come bandiere oltre le barriere dei moli molli all'ondular delle oceanine carnicine danzanti sirene ondìne del piacere figlìne del sapere entro gli abissi ove galeoni inabissati son dimentichi d'assalti e piraterie frustrati quando nulla più vale alle corse dei mari e gli avari e i potenti son tristemente spenti tutto sommerge la bellezza blumarina e l'alba dona azzurrina e il tramonto rosseggia alla violenza dell'incanto controluce di navigli dalle pesche rigogliose profumate senza artigli occulti d'uomini mostri molluschi predoni d'ori usi abusati e astuti così tornano alla riva le reti quiete e liete rivolte ai molli riposi del bagnasciuga a modella d'ogni ruga la sabbia fine salve da burracose rovine

eppure anche l'oro tenta di sfuggire al suo disdoro promettendo felicità oltre i drammi ma somme infine son le amarezze lenite dalle carezze delle brezze oceanine rosse d'albe azzurre violette e carnicine

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all'apice dell'instabile colonna* si regge ondeggiante la paura dell'umana gente arcobaleni promettenti forzano coraggiosi eventi oppur sommossi cieli dispiegano e arruffano i violenti venti è l'avventura dell'uom ardito stilita ma come non sa indicar saggio la dritta tanto che saliamo ma sentiam la fitta della mala ora che ci minaccia e c'indolora ma non molliam la presa se la natura ci sorregge quando l'abbiam capìta se la nostra malìa non è rapita e la nostra poesia si fa pur essa ardita misteriose sono le ragioni dell'inutile vita e il nulla si fa maggese prolifico se sappiamo rischiare il disinfinlto rostro contra vigor malefico d'ogni mostro finché non riconquistiamo dall'albero proibito il dèmone del saper nostro non è sforzo vano il colpo di mano che ci libera dal vano oscuro della ristrettezza nella speranza ognor minacciata di sua salvezza quando stringe la cavezza il cavalier crudele che ci sferza e ci attanaglia nel dolor e nella disperante inerzia

eppuranche le stanche ossa vogliono saltar la fossa rossa la terra di sangue e di guerra cercan in alto il poter del salto la sua misura oltr'ogni impaurita arsura della mente ai sensi insensati affluente

* Luis Bunuel, "Simone nel deserto'

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dal gran viaggio d'insani segni dai rubelli regni della poetica immaginevole sognante astante eppur estravagante folle fantasia parola ignota di malìa approdiamo alla magion minuscola oppur maiuscola casa del metafisico doganiere l'albero frondoso l'invade odoroso la cresta dell'alto orizzonte che ancor nell'incertezza di sua bellezza non rinuncia ad una version scazonte e in pace sfrigola ancora audace anco se piagne e slagne ma con amore e mulièbre languore miser catulle desinas ineptire